PASTORE E GREGGE

LITURGIA DELLA PAROLA del 20 ottobre 2021

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PASTORE E GREGGE – Profondamente radicata nell’esperienza degli «aramei noma-di», quali furono i patriarchi di Israele in mezzo ad una civiltà pastorale, la metafora del pastore che guida il gregge esprime in modo mirabile due aspetti, apparentemente contrari e spesso separati, dell’autorità esercitata sugli uomini. Il pastore è ad un tempo un capo ed un compagno. È un uomo forte, capace di difendere il suo gregge contro le bestie feroci; è pure delicato verso le sue pecore, conoscendo il loro stato, adattandosi alla loro situazione, portandole nelle sue braccia, amando teneramente l’una o l’altra «come una figlia». La sua autorità è indiscussa, fondata sulla devozione e l’amore. D’altronde, nell’Oriente antico (Babilonia. Assiria), i re si consideravano volentieri come pastori ai quali la divinità aveva affidato il servizio di radunare e di curare le pecore del gregge. Su questo sfondo la Bibbia presenta in modo particolareggiato le relazioni che uniscono Israele e Dio. attraverso Cristo ed i suoi delegati. […]

All’epoca di Cristo i giudizi sui pastori erano vari. In nome della legge, che essi in prati-ca non potevano osservare. venivano assimilati a ladri ed uccisori. ma si conservava vivo il ricordo della profezia del pastore futuro. Gesù la realizza: sembra persino che abbia voluto collocare i pastori tra i «piccoli» che, come i pubblicani e le prostitute, ricevono volentieri la buona novella. Si può interpretare in tal senso l’accoglienza che i pastori di Betlemme hanno riservato a Gesù, nato probabilmente nella loro stalla. Fedele alla tradizione biblica. Gesù descrive la sollecitudine misericordiosa di Dio sotto i tratti del pastore che va a ricercare la pecora smarrita. Tuttavia nella sua persona giunge a termine l’attesa del buon pastore ed egli stesso delega a taluni uomini una funzione pastorale nella Chiesa.

[Dizionario di Teologia Biblica – XAVIER LÉON-DUFOUR]

Catechismo della Chiesa Cattolica 754

La Chiesa è l’ovile, la cui porta unica e necessaria è Cristo. E’ pure il gregge. di cui Dio stesso ha preannunziato che sarebbe il pastore e le cui pecore, anche se governate da pastori umani, sono però incessantemente condotte al pascolo e nutrite dallo stesso Cristo, il Pastore buono e il Principe dei pastori, il quale ha dato la sua vita per le pecore.

CANTO D’INGRESSO: “POPOLI TUTTI”

Mio Dio, Signore, nulla è pari a te
Ora e per sempre, voglio lodare / Il tuo grande amor per me
Mia roccia tu sei, pace e conforto mi dai
Con tutto il cuore e le mie forze / Sempre io ti adorerò
Popoli tutti acclamate al Signore / Gloria e potenza cantiamo al re
Mari e monti si prostrino a te / Al tuo nome, o Signore
Canto di gioia per quello che fai / Per sempre Signore con te resterò
Non c’è promessa, non c’è fedeltà che in te.

Mio Dio (mio Dio) Signore, nulla è pari a te
Ora e per sempre, voglio lodare / Il tuo grande amor per me RIT.
Popoli tutti acclamate al Signore / Gloria e potenza cantiamo al re
Mari e monti si prostrino a te / Al tuo nome, o Signore
Canto di gioia per quello che fai / Per sempre Signore con te resterò
Non c’è promessa, non c’è fedeltà che in te (3v)

PRIMA LETTURA [Nm 11,24-30]

Dal Libro dei Numeri

24Mosè dunque uscì e riferì al popolo le parole del Signore; radunò settanta uomini tra gli anziani del popolo e li pose intorno alla tenda del convegno. 25Allora il Signore scese nella nube e gli parlò: prese lo spirito che era su di lui e lo infuse sui settanta anziani: quando lo spirito si fu posato su di essi, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. 26Intanto, due uomini, uno chiamato Eldad e l’altro Medad, erano rima-sti nell’accampamento e lo spirito si posò su di essi; erano fra gli iscritti ma non erano usciti per andare alla tenda; si misero a profetizzare nell’accampamento. 27Un giova-ne corse a riferire la cosa a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’accampamento». 28Allora Giosuè, figlio di Nun, che dalla sua giovinezza era al servizio di Mosè, disse: «Mosè, signor mio, impediscili!». 29Ma Mosè gli rispose: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore dare loro il suo spirito!». 30Mosè si ritirò nell’accampamento, insieme con gli anziani d’Israele.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

SALMO RESPONSORIALE [IS 40]

Rit. – il Signore è il nostro Dio
Noi il gregge che Egli conduce.

Ecco, il Signore Dio viene con potenza,
con il braccio egli detiene il dominio.
Ecco, egli ha con sé il premio
e i suoi trofei lo precedono. Rit.

Come un pastore egli fa pascolare il gregge
e con il suo braccio lo raduna; Rit.

porta gli agnellini sul seno
e conduce pian piano le pecore madri».. Rit.

SECONDA LETTURA [Ez, 11,16b-25]

Dal libro del profeta Ezechiele

16Dice il Signore Dio: Se li ho mandati lontano fra le genti, se li ho dispersi in terre straniere, sarò per loro un santuario per poco tempo nelle terre dove hanno emigrato. 17Riferisci: Così dice il Signore Dio: Vi raccoglierò in mezzo alle genti e vi radunerò dalle terre in cui siete stati dispersi e a voi darò il paese d’Israele. 18Essi vi entreranno e vi elimineranno tutti i suoi idoli e tutti i suoi abomini. 19Darò loro un cuore nuovo e uno spirito nuovo metterò dentro di loro; toglierò dal loro petto il cuore di pietra e darò loro un cuore di carne, 20perché seguano i miei decreti e osservino le mie leggi e li mettano in pratica; saranno il mio popolo e io sarò il loro Dio. 21Ma su coloro che seguono con il cuore i loro idoli e le loro nefandezze farò ricadere le loro opere, dice il Signore Dio».
22I cherubini allora alzarono le ali e le ruote si mossero insieme con loro mentre la gloria del Dio d’Israele era in alto su di loro. 23Quindi dal centro della città la gloria del Signore si alzò e andò a fermarsi sul monte che è ad oriente della città. 24E uno spirito mi sollevò e mi portò in Caldea fra i deportati, in visione, in spirito di Dio, e la visione che avevo visto disparve davanti a me. 25E io raccontai ai deportati quanto il Signore mi aveva mostrato.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

CANTO RISPOSTA “SOLO TU SEI IL MIO PASTORE”

Solo tu sei il mio pastore
Niente mai mi mancherà
Solo tu sei il mio pastore, o Signore

Mi conduci dietro te sulle verdi alture
Ai ruscelli tranquilli lassù
Dov’è più limpida l’acqua per me
Dove mi fai riposare RIT.

Anche fra le tenebre d’un abisso oscuro
Io non temo alcun male perché
Tu mi sostieni, sei sempre con me
Rendi il sentiero sicuro RIT.

Siedo alla tua tavola che mi hai preparato
Ed il calice è colmo per me
Di quella linfa di felicità
Che per amore hai versato RIT.

Sempre mi accompagnano
Lungo estati e inverni
La tua grazia, la tua fedeltà
Nella tua casa io abiterò
Fino alla fine dei giorni RIT.

TERZA LETTURA [At 15,1-7]

Dagli Atti degli Apostoli

22Allora gli apostoli, gli anziani e tutta la Chiesa decisero di eleggere alcuni di loro e di inviarli ad Antiochia insieme a Paolo e Barnaba: Giuda chiamato Barsabba e Sila, uomini tenuti in grande considerazione tra i fratelli. 23E consegnarono loro la seguente lettera: «Gli apostoli e gli anziani ai fratelli di Antiochia, di Siria e di Cilicia che provengono dai pagani, salute! 24Abbiamo saputo che alcuni da parte nostra, ai quali non avevamo dato nessun incarico, sono venuti a turbarvi con i loro discorsi sconvolgendo i vostri animi. 25Abbiamo perciò deciso tutti d’accordo di eleggere alcune persone e inviarle a voi insieme ai nostri carissimi Barnaba e Paolo, 26uomini che hanno votato la loro vita al nome del nostro Signore Gesù Cristo. 27Abbiamo mandato dunque Giuda e Sila, che vi riferiranno anch’essi queste stesse cose a voce. 28Abbiamo deciso, lo Spirito Santo e noi, di non imporvi nessun altro obbligo al di fuori di queste cose necessarie: 29astenervi dalle carni offerte agli idoli, dal sangue, dagli animali soffocati e dalla impudicizia. Farete cosa buona perciò a guardarvi da queste cose. State bene».
30Essi allora, congedatisi, discesero ad Antiochia e riunita la comunità consegnarono la lettera. 31Quando l’ebbero letta, si rallegrarono per l’incoraggiamento che infondeva.

Parola di Dio. Rendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO

Rit. – Alleluia, alleluia!

Io sono il buon pastore, dice il Signore, conosco le mie pecore, e le mie pecore conoscono me.

Rit. – Alleluia!

VANGELO [LC 15,1-7]

Dal Vangelo secondo Luca

1Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3Allora egli disse loro questa parabola:
4«Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? 5Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, 6va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta. 7Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.

Parola del Signore. Lode a te, o Cristo.

CANTO FINALE: “LA MIA ANIMA CANTA”

La mia anima canta / la grandezza del Signore,
il mio spirito esulta / nel mio salvatore.
Nella mia povertà / l’Infinito mi ha guardata,
in eterno ogni creatura / mi chiamerà beata.
La mia gioia è nel Signore
che ha compiuto grandi cose in me,

la mia lode al Dio fedele / che ha soccorso il suo popolo
e non ha dimenticato / le sue promesse d’amore.
Ha disperso i superbi / nei pensieri inconfessabili,
ha deposto i potenti, / ha risollevato gli umili,
ha saziato gli affamati / e aperto ai ricchi le mani

ln realtà il simbolismo del Pallio è ancora più concreto: la lana d’agnello intende rappresentare la pecorella perduta o anche quella malata e quella debole, che il pastore mette sulle sue spalle e conduce alle acque della vita. La parabola della pecorella smarrita, che il pastore cerca nel deserto. era per i Padri della Chiesa un’immagine del mistero di Cristo e della Chiesa. L’umanità – noi tutti – è la pecora smarrita che, nel deserto, non trova più la strada. Il Figlio di Dio non tollera questo; Egli non può abbandonare l’umanità in una simile miserevole condizione. Balza ln piedi, abbandona la gloria del cielo, per ritrovare la pecorella e inseguirla, fin sulla croce. La carica sulle sue spalle, porta la nostra umanità, porta noi stessi. Egli è il buon pastore. che offre la sua vita per le pecore. Il Pallio dice innanzitutto che tutti noi siamo porta-ti da Cristo. Ma allo stesso tempo ci invita a portarci l’un l’altro. Così il Pallio diventa il simbolo della missione del pastore, di cui parlano la seconda lettura ed il Vangelo. La santa inquietudine di Cristo deve animare il pastore: per lui non e indifferente che tante persone vivano nel deserto. E vi sono tante forme di deserto. Vi è il deserto della povertà, il deserto della farne e della sete, vi e il deserto dell’abbandono, della solitudine, dell’arnore distrutto. Vi e il deserto dell’oscurità di Dio, dello svuotamento delle anime senza più coscienza della dignità e del cammino dell’uomo. I deserti esteriori si moltiplicano nel mondo, perché i deserti interiori sono diventati cosi ampi. Perciò i tesori della terra non sono più al servizio dell’edificazione del giardino di Dio, nel quale tutti possano vivere, ma sono asserviti alle potenze dello sfruttamento e della distruzione. La Chiesa nel suo insieme, ed i pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza.

Benedetto XVI – Prima messa 2005.

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