Novena Sant’Antonino 2023

CONFRATERNITA DI SANT’ANTONINO

NONO GIORNO – 31 AGOSTO

EPILOGO

Il cammino della santità

La santità è l’opera per eccellenza dello Spirito Santo, che è simile a un sapiente scalpellino (il mestiere di Sant’Antonino): prende un blocco di marmo, che siamo noi, e, giorno dopo giorno, con il suo martello e il suo scalpello, non senza la nostra quotidiana e concreta collaborazione, trae il suo capolavoro. Lo ha già in mente, ma ci vuole del tempo per poterlo realizzare…
Uno degli strumenti che lo Spirito Santo usa è lo ‘scalpello delle domande’: un detto ebraico racconta che “in principio Dio creò il punto di domanda e lo depose nel cuore dell’uomo”. Ecco perché il cammino verso la santità che quest’anno abbiamo compiuto durante la Novena è stato scandito da domande. Ecco perché, soprattutto, noi dobbiamo collaborare all’opera della nostra santificazione anzitutto con un ‘cuore capace di ascolto’. Sì, un ‘cuore-che-ascolta’! Ascoltiamo!
E ora? Domani inizia la festa di Sant’Antonino: come onorarlo veramente? Andando avanti nel cammino della santità, ascoltando le domande giuste e – soprattutto – rispondendo nei fatti, con vita vissuta…

“La santità è un cammino alla presenza di Dio, che devo fare io: non può farlo un altro nel mio nome… (In questo cammino, ricordare:) Primo: il cammino verso la santità vuole il coraggio di andare sempre avanti. Secondo: il coraggio è mosso dalla speranza in un incontro con Gesù. Terzo: andare tutti i giorni un passo avanti nella vita cristiana, essere santi, è una grazia di Dio e dobbiamo chiederla nella preghiera, pronti ad accoglierla. Quarto, ultimo e più importante: la conversione tutti i giorni, ossia cambiare dal di dentro il proprio cuore, in un continuo, quotidiano lavorio interiore… (Avanti), con fortezza!” (Papa Francesco, 24 maggio 2016).


OTTAVO GIORNO – 30 AGOSTO

Capite quello che vi ho fatto?
(Vangelo secondo Giovanni 13,1-17)

La fede cresce nell’Eucaristia messa in pratica

Gerusalemme, anno 30, “giovedì santo”; prima di spezzare il pane e versare il vino della Pasqua, Gesù lava i piedi ai suoi discepoli: «Capite quello che ho fatto per voi?».
In questa domanda formidabile vi è la richiesta di Gesù ai suoi discepoli di entrare con la loro vita nel ritmo della sua donazione d’amore: ammirarla, comprenderla, imitarla. Ammirare l’umiltà del Signore, che conferma la sua divinità attraverso il servizio; comprenderla come centro della sua rivelazione dell’identità stessa di Dio; imitarla, perché indicazione del modo autentico di vivere il Vangelo.
Attraverso questa domanda, Gesù spinge così i suoi a ‘ri-orientare’ la loro prospettiva, a prendere coscienza che le cose possono stare anche diversamente rispetto alle loro opinioni.
Questa domanda è rivolta anche a noi, specialmente ogni volta che partecipiamo alla Messa (se ci andiamo…): non basta assistere al rito, ma, attraverso di esso, bisogna entrare nel pensiero e nell’agire di Cristo, comprenderli, farli nostri, per essere capaci – col Suo aiuto – di fare quello che Egli fa per noi. Altrimenti, partecipiamo senza intendere, udiamo senza ascoltare, vediamo senza comprendere.
Se comprendiamo il gesto di Gesù nella sua portata, significa che riconosciamo come il primato dell’amore per il mio prossimo – in nome e per conto di Dio – sia il contrassegno fondamentale del cristianesimo, Eucaristia celebrata e messa in pratica! Gesù ci dice che come egli ci ha lavato i piedi, noi dobbiamo farlo «gli uni gli al-tri». Ci chiede di comprendere la sua vicenda, per riproporla creativamente nella no-stra vita. Per questo si partecipa alla Messa: per «imparare da Gesù», anzi, per «impa-rare Gesù», per «vivere Gesù»! Così ha vissuto Sant’Antonino.


SETTIMO GIORNO – 29 AGOSTO

Volete andarvene anche voi?
(Vangelo secondo Giovanni 6,60-69)

La fede nasce dall’ascolto della Parola di Dio

di Ermes Ronchi

Cronaca di un insuccesso di Gesù: molti dei suoi discepoli si allontanavano e non andavano più con lui, perché la sua parola era dura. Perché ti chiama a volare alto. Chi può ascoltarla?
La svolta del racconto avviene attorno alla domanda: forse volete andarvene anche voi? Gesù non suggerisce risposte, non dice: “ecco cosa devi oppure non devi fare”, ma ti porta a guardarti dentro, a cercare la verità del cuore: che cosa vuoi veramente? Qual è il desiderio che ti muove? Sono le domande del cuore, le sole che guariscono davvero. Appello alla libertà ultima di ogni discepolo: siete liberi, andate o restate; io non costringo nessuno, ma bisogna decidersi…
Meravigliosa la risposta di Pietro, che contiene l’essenza gioiosa della fede: Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna!
Tu hai parole: qualcosa che non schiaccia e non si impone, ma si propone e ti lascia libero. Gesù è maestro di libertà. E se l’accogli, spalanca sepolcri, accende il cuore… Mette in moto la vita.
Parole che danno vita a ogni parte di me. Danno vita al cuore e lo purificano, ne sciolgono la durezza. Danno vita alla mente, perché la mente vive di verità altrimenti si ammala, vive di libertà altrimenti patisce. Danno vita allo spirito, perché custodiscono il nostro cromosoma divino. Danno più vita anche al corpo, agli occhi, alle mani, permettendo di donare e abbracciare.
Parole di vita eterna, Parole di Dio, che ora è qui a creare con noi cose che meritano di non morire. Volete andarvene anche voi?
Che San Pietro e Sant’Antonino ci aiutino a rispondere come loro: Io non me ne vado, Signore, tu solo hai parole che finalmente fanno viva la vita.


SESTO GIORNO – 28 AGOSTO

Ma voi chi dite che io sia?
(Vangelo secondo Luca 9,18-24)

Il cammino della fede

di Ermes Ronchi

Non interrogare più, ma lasciarsi interrogare. Non mettere più in questione il Signore, ma lasciarsi mettere in questione da lui. Amare domande che fanno vivere la fede, che mettono in moto trasformazioni e crescite.
All’inizio Gesù interroga i suoi, quasi per un sondaggio d’opinione: «Le folle, chi dicono che io sia?». E l’opinione della gente è bella e incompleta: «Dicono che sei un profeta»… Allora Gesù cambia domanda, la fa esplicita, diretta: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Ma voi… Prima di tutto c’è un “ma”, una avversativa, quasi in opposizione a ciò che dice la gente. Non accontentatevi di una fede “per sentito dire”. Ma voi… È il cuore pulsante della fede: chi sono io per te? Non cerca parole, Gesù, cerca persone; non definizioni ma coinvolgimenti: che cosa ti è successo, quando mi hai incontrato? Quanto posto ho nella tua vita, quanto conto, chi sono per te? Gesù non ha bisogno dell’opinione dei suoi apostoli per sapere se è più bravo dei profeti di ieri, ma per accertarsi che Pietro e gli altri siano degli innamorati che hanno aperto il cuore.
Gesù è vivo solo se è vivo dentro di noi. Il nostro cuore può essere la culla o la tomba di Dio. Cristo non è ciò che dico di lui, ma ciò che vivo di lui. Non domanda le mie parole, ma cerca ciò che di lui arde in me. «La verità è ciò che arde» (Christian Bobin). Mani e parole che ardono, come quelle di Pietro che risponde con la sua irruenza e decisione: «Tu sei il Cristo di Dio», il messia di Dio, il suo braccio, il suo progetto, la sua bocca, il suo cuore. Tu porti Dio fra noi: quando ti fermi e tocchi una creatura, nelle tue mani è Dio che accarezza il mondo.


QUINTO GIORNO – 27 AGOSTO

La domanda della samaritana a Gesù:

Tu chiedi da bere a me?
(Vangelo secondo Giovanni 4,1-30.39-42)

Dopo l’incontro di Gesù con Nicodemo, l’evangelista Giovanni narra l’incontro con una donna della Samaria. C’è una contrapposizione voluta: Nicodemo rappresenta la figura dell’uomo religioso, buono, credente, praticante, ma bisognoso di un rinnovamento del cuore, deve rinascere, deve lasciarsi illuminare da Cristo. La donna di Samaria è tutt’altra persona: rappresenta la condizione di quelli religiosamente ‘sbagliati’, simbolo del popolo infedele, traditore dell’alleanza, dell’umanità che ha tradito gli impegni con il Signore.
4,6 Gesù stanco del viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa l’ora sesta (mezzogiorno). 7 Arrivò intanto una donna di Samaria ad attingere acqua. Le disse Gesù: «Dammi da bere». 9 Ma la Samaritana gli disse: «Come mai tu, che sei Giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». 10 Gesù le rispose: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu stessa gliene avresti chiesto ed egli ti avrebbe dato acqua viva».
La donna è stupita: Tu chiedi da bere a me? In forma sprezzante, si sarà detta: “Che vuole da me?” oppure “Cosa posso ricavarne?” Solo in seguito, forse, la sua è diventa una ricerca di Dio…
Cosa vuole Dio da me? Con sant’Agostino, potremmo rispondere: “Ha sete della tua fede”! (In Jo 15,11). Proprio così, si tratta di comprendere come, realmente, “Cristo viene a incontrare ogni essere umano; egli ci cerca per primo ed è lui che ci chiede da bere. Gesù ha sete; la sua domanda sale dalle profondità di Dio che ci desidera… Dio ha sete che noi abbiamo sete di lui”! (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2560). E noi, abbiamo sete di Dio?


QUARTO GIORNO – 26 AGOSTO

La domanda di Nicodemo a Gesù:

Come può nascere un uomo quando è vecchio?
(Vangelo secondo Giovanni 3,1-21)

Fra le figure dei cercatori di Dio una delle principali è quella di Nicodemo, un fariseo, capo dei giudei, membro del sinedrio, ma divenuto discepolo di Gesù. La sua vita ci è presentata dall’evangelista Giovanni come un’esperienza pasquale di morte e risurrezione, ossia di profonda trasformazione della propria esistenza.
Gesù e Nicodemo si incontrano una notte, a Gerusalemme. Gesù gli dice: «In verità, in verità, io ti dico, se uno non nasce dall’alto, non può vedere il regno di Dio» (Gv 3,3). Nessuno di noi ha deciso di nascere, nessuno di noi può organizzare una nuova nascita: Gesù chiaramente provoca. Nicodemo se ne rende conto e domanda… «Come può nascere un uomo quando è vecchio? Può forse entrare una seconda volta nel grembo di sua madre e rinascere?» (Gv 3,4).
Rispose Gesù: «In verità, in verità io ti dico, se uno non nasce da acqua e Spirito, non può entrare nel regno di Dio» (Gv 3,5). Tranquillamente possiamo dire: ‘rinascere dall’acqua e dallo Spirito’ vuol dire ‘ricevere il Battesimo’, noi il Battesimo l’abbiamo ricevuto, quindi siamo già rinati e siamo a posto. Bene, ma come cristiani c’è ancora bisogno di cammino – e lo sappiamo –…
C’è bisogno di un rinnovamento nello spirito, di un’azione dello Spirito Santo in noi che faccia davvero nascere in noi delle qualità nuove e questo dura tutta la vita… Si tratta di fare come sant’Antonino: lasciarci lavorare dallo Spirito Santo come pietre dure, da cui Dio è capace tirar fuori diamanti lucenti come le stelle del cielo! La nascita fisica è dipesa in tutto da altri, la nascita spirituale dipende dalla nostra disponibilità a far entrare Dio nella nostra vita e camminare con lui.
A buon intenditor…


TERZO GIORNO – 25 AGOSTO

La domanda dei discepoli a Gesù:

Dove abiti?
(Vangelo secondo Giovanni 1,35-39)

Dove abiti? La prima parola pronunciata dai discepoli a Gesù è un’altra domanda. Non gli hanno risposto: “cerchiamo Dio, cerchiamo te”, gli hanno risposto: “dove abiti? dove rimani? dove dimori?” significa ‘chi sei, quali sono le qualità della tua esistenza, come vivi, dove ti collochi nella realtà?’.
Il verbo rimanere piace molto a san Giovanni, lo fa usare da Gesù con insistenza: “rimanete in me, le mie parole rimangano in voi”. Dirà alla fine: “io rimango nel Padre”. Questa è la risposta. Dove rimane Gesù? Nel Padre! E i discepoli, attraverso Gesù, accogliendo le sue parole, rimanendo in lui, avranno la possibilità di rimanere nel Padre, di entrare in comunione piena con Dio.
Gesù disse loro: «Venite e vedrete».
È una risposta non teorica. Gesù non ha risposto con un concetto, ha risposto con un verbo all’imperativo e con uno al futuro che indica la conseguenza: “Venite e vedrete”.
Il primo è un verbo di movimento: non state fermi, non fermatevi dove siete. È un invito a cambiare, a muoversi. I primi discepoli gli sono andati dietro e Gesù accetta che vadano: venite, venite con me. È una vocazione, ma è una vocazione che continua a muovere questi discepoli perché possano vedere, di più e di meglio…
Il secondo è un verbo di esperienza: il futuro indica la conseguenza del movimento. “Vedrete” è una promessa e un invito a vedere: aprite bene gli occhi per guardare, per vedere, se volete vedere.
In comunione con Sant’Antonino, che anche noi possiamo domandare a Gesù: «Dove abiti?». E avere il coraggio di seguire Gesù e vedremo…


SECONDO GIORNO – 24 AGOSTO

PROLOGO

La domanda fondamentale di Gesù:

Che cercate? Chi cerchi?

La prima parola che pronuncia Gesù nel Vangelo secondo Giovanni è una domanda: “Che cosa cercate?” ed è una domanda fondamentale.
Poi, all’inizio della sua Passione, quando di fronte alle guardie si fa avanti, Gesù domanda: “Chi cercate?
Infine, dopo la risurrezione, la prima parola che pronuncia il Risorto è rivolta a Maria di Magdala che sta piangendo: “Donna, perché piangi? Chi cerchi?
La domanda “che cosa cercate?” pone ognuno di noi di fronte a un esame di coscienza molto serio ed è la domanda cardine che Gesù continua porre: “che cosa cercate? Chi cerchi?
Non semplicemente che cosa cercavate quando avete cominciato il vostro cammino, ma adesso, nella situazione in cui siete, nella buona o nella cattiva sorte, nella salute o nella malattia, nella giovinezza o nella vecchiaia, adesso, che cosa cercate? Che cosa cercate dalla vita, che cosa volete, qual è il vostro obiettivo? Non possiamo mentire a noi stessi. Che cosa cerco davvero, che cosa voglio dalla mia vita, che cosa mi interessa, a cosa tendo?
In comunione con Sant’Antonino, che anche noi possiamo rispondere a Gesù: «Il tuo volto, Signore, io cerco» (Sal 27,8). Cercare Dio! La mia vita prevede la presenza di Dio? Sono alla sua ricerca? Ho sete di lui? Oppure sono un assetato, ma neppure me ne rendo conto? Ho una relazione personale con Lui?


PRIMO GIORNO – 23 AGOSTO

ALLA RICERCA DI DIO, CON 7 DOMANDE

Lasciarsi interrogare

Quest’anno il tema che accompagna la Novena di Sant’Antonino è quello dei “cercatori di Dio”, ossia coloro che si mettono in cammino, alla ricerca di Dio, come un assetato dell’acqua fresca che è vita!
È una espressione particolare con cui vorremmo essere caratterizzati noi stessi. Proprio in quanto persone che hanno aderito al Signore con tutta la loro vita – si spera –, vogliamo essere sempre più e meglio cercatori di Dio, non dando per scontato di averlo già trovato, quasi che il Signore fosse un oggetto che possiamo prendere e mettere in tasca tenendolo a portata di mano.
La nostra esistenza è un continuo impegno di ricerca e di adesione a lui, perché la persona diviene, matura, cambia, si evolve: non siamo gli stessi dell’anno scorso… Si tratta allora di mettersi in cammino, facendoci le giuste domande. È molto importante imparare a fare domande e desiderare di ricevere risposte più grandi della nostra testa. Diceva Oscar Wilde che “A dare risposte sono capaci tutti, ma per fare una domanda intelligente ci vuole un genio”.
La domanda nasce dal nostro desiderio di conoscere il Signore, di incontrarlo e di stare con lui; è un desiderio che si rinnova di giorno in giorno, rinasce ogni mattina e non può diventare un’abitudine stanca facendo sì che il nostro rapporto con lui sia noioso, scontato.
Iniziamo dunque il cammino, chiedendo al nostro patrono Sant’Antonino di accompagnarci e di aiutarci a metterci in ascolto delle domande giuste.


A cura del GRUPPO BIBLICO-LITURGICO
DELLA PARROCCHIA SAN GREGORIO MAGNO
MONTE PORZIO CATONE
Pro manuscripto – 6 agosto 2023